

Attualità
Notizie dal mondo: Aleppo, cosa succede nel cuore della Siria
Aleppo. La battaglia di Aleppo inizia il 19 luglio 2012, città siriana dalla posizione geografica strategica per il passaggio in Turchia. Aleppo è una delle città più antiche al mondo e al suo interno quello che si sta svolgendo è il più cruento conflitto della guerra civile in Siria, nonché uno dei più duri scontri che all’interno di una sola città la storia recente abbia mai visto. All’interno di una strage senza precedenti recenti e di una situazione di grande instabilità, si evince ora più che mai la profonda crisi che caratterizza le istituzioni internazionali. Tra indecisionismo cronico e un accumularsi di mosse e contromosse sbagliate, persino l’umanità dell’opinione pubblica è caduta in una forte apatia. Ma date queste premesse, andiamo a una ricostruzione di quel che sta avvenendo.
Antefatto
Sono passati più di quattro anni e ancora nessuna delle parti coinvolte ha avuto la meglio sullo scontro inumano in corso. L’unica vera grande sconfitta è una società civile agli stenti, distrutta e privata dell’umanità di cui ogni individuo sulla faccia della terra dovrebbe godere.
Inizia la battaglia di Aleppo a pieno titolo nel luglio 2012, per quanto già da prima questa fosse sotto il controllo del regime di Assad.
A tal proposito, prima che lo scontro prendesse concretamente il via, vari attivisti e pacifisti erano più volte scesi in piazza chiedendo, attraverso delle dimostrazioni del tutto pacifiche, diritti e democrazia.
Il regime ha tuttavia stroncato con la violenza ogni tipo di manifestazione svoltasi prima, e a dimostrazione di ciò, sono vari i video che anche in rete è possibile trovare. Un esempio ci viene dato dalla protesta studentesca del 3 maggio 2012, dove vennero uccisi quattro studenti, feriti venti e arrestati duecento.
Segnali di una situazione instabile destinata a peggiorare, che tuttavia non sono stati colti a tempo debito. Non è un caso che tanti palesino timori rispetto alla situazione turca e all’assenza di determinismo, ancora una volta, da parte della società internazionale.
Da lì in poi ciò che prende il via è una guerra civile in piena regola, tuttavia combattuta da forze opposte che nulla hanno a che vedere con le richieste che la popolazione avanzava nelle sue dimostrazioni di piazza.
Il conflitto si svolge su più terreni e anche il piano mediatico assume un forte rilievo. Il piano dei mezzi di comunicazione ha, per quanto non citato spesso e volentieri, un’importanza strategica non indifferente. Questo a partire dal fatto che inevitabilmente va ad influenzare le operazioni militari ed anche il loro esito.
Sono una miriade le agenzie assoggettate ai governi, piuttosto che al regime, negazioniste rispetto a quanto prima del 2012 stesse effettivamente succedendo. Accanto a queste troviamo effettivamente tutta una serie di blog indipendenti che lavorano efficientemente per fare informazione, ma che tuttavia devono anche scontrarsi con il fantomatico esercito di hacker in una battaglia di troll della disinformazione senza eguali. Una situazione che inevitabilmente porta a galla una narrativa disinformante in più e più casi.
La battaglia
La battaglia di Aleppo si rivela difficile da definire e da raccontare: tralasciando la narrativa fittizia, il problema di fondo è che sono molteplici le forze in campo. All’interno della Siria sono tanti gli scontri locali, tante le alleanze indefinite. Emblematico il caso di Al-Quaeda, che dopo aver cambiato il nome in Jabhat al–Nusra, conta dell’appoggio di tante fazioni ribelli.
Si tratta di un quadro di alleanze che rende complesso il piano di intervento in loco, per via delle difficoltà di inquadrare al meglio chi siano i corpi coinvolti pericolosi, e quali no. E ripetere gli errori determinati da questi fattori in Afghanistan non potrebbe che accendere una mina ben più pericolosa.
Altra questione controversa è data dal fatto che non vi sono forze di peacekeeping ad Aleppo. A denunciarlo Amnesty International, ma non solo, palesando come questa sia una guerra senza scopo che si limita a logorare la cittadinanza e i vari combattenti.
Il paradigmatico caso di Aleppo, nella sua estrema complessità, palesa come una battaglia fine a se stessa che non considera minimamente le necessità della società civile possa rivelarsi l’inizio di una condizione estremamente più complessa e duratura in cui, per via dei tanti motivi di divisione, l’unificazione del Paese non sarà possibile.
Le azioni che prendono poi di mira i civili, segnalate a più riprese da Amnesty International, oltre alla condanna che la società internazionale deve concretamente portare avanti e punire, potrebbero andare a fomentare quell’odio che sta alla base della nascita di tante fazioni terroristiche contro cui oggi ci troviamo a confrontarci.
Basti pensare che il manifesto programmatico di Al Quaeda, reso noto nel 1998, recitava:
“Da sette anni gli Stati Uniti occupano le terre dell’Islam nella Penisola Araba, saccheggiando le nostre ricchezze, imponendo la loro volontà ai nostri governanti, terrorizzando i nostri vicini e usando le loro basi militari nella Penisola per combattere i popoli musulmani vicini.”
I protagonisti
I protagonisti della battaglia di Aleppo sono molteplici come su accennato. Vi è Mosca, in prima fila, che insieme alle forze del regime di Assad, via terra ed cielo, sta svolgendo una battaglia spietate, che tuttavia sul fronte della sconfitta del terrorismo si rivela vincente. Il relativismo della definizione vincente viene tuttavia a galla per via della crudeltà del regime accanto al quale si sta combattendo, e di una battaglia che si svolge quindi anche contro quelle forze ribelli che nulla hanno a che fare con lo stesso. E che inevitabilmente si riverte sulla società civile. Vi è il regime, che ha al suo fianco delle milizie che mirano alla costruzione di un sistema di influenza regionale pericoloso. Gli Stati Uniti, capofila della fazione Occidentale e di alcune arabe, si trovano più che altro in una posizione di osservatorio generale, che desta tuttavia non poche perplessità. L’immobilismo del gigante oltreoceano che tuttavia continua a polemizzare su tutti i fronti in un disperato tentativo di non perdere la sua supremazia non gioca in favore della causa. La Turchia, che si pone contro regime e terrorismo, entra in campo per il semplice timore che la fazione curda possa da lì ampliare i propri territori lungo il confine, in controffensiva alle forze dell’ISIS. Arabia Saudita e monarchie del Golfo stanno vivendo una fase di forte indecisionismo, nella consapevolezza che la gestione della fase di transizione non è semplice come sembra. L’ISIS e Jabhat Fateh al-Sham alias Al Nusra (Al Qaeda) sembrano voler deporre le armi, concentrando la loro attenzione sui territori di Raqqa – testimoniato dalla nuova parziale occupazione di Palmira.
Conclusioni
Mentre gli americani rafforzano la controffensiva terroristica nei territori di Raqqa e il nuovo Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Gutierrez, fa “della pace e della solidarietà la bandiera del suo mandato”, i vari stop and go nell’evacuazione dei civili da Aleppo creano forti preoccupazioni.
La risoluzione del Consiglio di Sicurezza rispetto alla situazione, che mirava a un “cessate il fuoco”, viene bloccata dal veto russo e l’astensione cinese. Si trattava comunque di una risoluzione manifestante l’impotenza del Consiglio rispetto a quanto sta accadendo e che avrebbe dato una manifestazione solidale e di principio prettamente simbolica. La situazione di Aleppo, non è per nulla facile. Portare avanti semplificazioni di fatto crea semplicemente disinformazione rispetto alla questione. È semplicemente la collaborazione di tutte le forze in campo, sotto l’imperativo della tutela della società civile, a poter concretamente condurre a un miglioramento. Primeggiare politicamente è controproducente. Gli atti di forza sono inutile. Vige la necessità dell’impegno comune ora come non mai.
Infine, ma non per questo meno importante, il recupero dell’umanità da parte della società globale investita da un’apatia generale che non spinge sicuramente i governi alla collaborazione in vista di un problema di tale rilievo.
Essere umani vuol dire recuperare quel grado di umanità che l’educazione alla violenza a cui quotidianamente siamo sottoposti ci ha di buon grado privato.
Nella considerazione che quella guerra, di fronte al quale siamo del tutto apatici, non è detto un giorno, o di qui a breve, tocchi anche noi.
Per un mondo migliore si lotta insieme, nessuno si può autoescludere pensando non vi siano conseguenze.
di Mirko Marchione
Abruzzo
Emergenza Coronavirus, 7 vittime in Italia, contagiati in aumento

E’ risultata positiva al coronavirus la turista di Bergamo in vacanza a Palermo che ieri sera è stata ricoverata nell’ospedale Cervello per i controlli dopo aver mostrato sintomi influenzali. Lo conferma la Regione siciliana che dice: “Abbiamo un sospetto caso positivo risultato tale all’esame del tampone”. E’ stata disposta la quarantena per il gruppo di amici della donna e per le persone che sono state a stretto contatto coi turisti. Questo è il primo caso di coronavirus accertato nel Sud Italia.
Negativi casi sospetti in Val d’Aosta – “Al momento non esistono casi di coronavirus, nemmeno sospetti, in Valle d’Aosta”. Lo comunica il Governo della Regione autonoma Valle d’Aosta dopo i risultati, giunti stanotte, degli esami sui tamponi dei sei casi sospetti che sono stati eseguiti in laboratori di Milano e Torino. “Tutti i test hanno dato esito negativo”, si legge in una nota. L’emergenza coronavirus è gestita da un’unità di crisi istituita dalla Protezione civile, con l’Usl della Valle d’Aosta e con la Centrale unica del soccorso.
Esperti Ue, rischio alto in aree focolaio – Il rischio per le persone dell’Ue e del Regno Unito che “viaggiano o risiedono in aree con presunta trasmissione comunitaria” del coronavirus “è attualmente elevato”. Lo si legge nell’aggiornamento rapido del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), sulla situazione del contagio in Europa, pubblicato la notte scorsa. Secondo gli esperti, per residenti e viaggiatori “l’impatto di una o più infezioni è considerato elevato, soprattutto per le popolazioni anziane” con più patologie.
Stop gite e uscite scolastiche fino 15/3 – Gite scolastiche, sia i viaggi di istruzione sia le uscite o i progetti di scambio e gemellaggio, sospesi fino al 15 marzo per le scuole “di ogni ordine e grado”. Lo prevede il dpcm attuativo del decreto sul Coronavirus firmato ieri sera che coordina le varie ordinanze degli ultimi giorni. Previsto il rimborso per chi ha già pagato i viaggi. Le assenze degli studenti oltre i 5 giorni andranno giustificate con certificato medico. Le scuole chiuse per l’emergenza potranno attivare “modalità di didattica a distanza”.
Sospesi test patente in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna – In Veneto e Lombardia sospesi anche gli esami per la patente di guida negli uffici della Motorizzazione civile di 14 province (Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Milano, Padova, Parma, Pavia, Piacenza, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza). Lo prevede il nuovo dpcm attuativo del decreto sul Coronavirus. A chi non potrà sostenere l’esame per la sospensione verranno prorogati i termini (anche del foglio rosa). Verrà stabilito anche “un numero massimo degli accessi giornalieri” agli uffici, che dovranno individuare “idonei spazi di attesa esterni”.
Domani vertice Ministero Salute-Oms-Ecdc-Ue – Domani mattina il Ministro della Salute, Roberto Speranza, incontrera’ il Commissario UE alla Salute, Stella Kyriakides, il Direttore Europa OMS/WHO, Hans Kluge e il Direttore ECDC, Andrea Ammon per fare il punto sul coronavirus. L’incontro si terrà a Roma alle 11.15, nella sede del Ministero della Salute.

Abruzzo
Morino scelto tra i 120 comuni in cui si sperimenterà il 5G. Il Sindaco, Roberto D’Amico, dice no

Come riportato da Marsicanews, il comune di Morino risulta essere tra i 120 comuni designati per la sperimentazione del 5G, una tecnologia che oltre a viaggiare ad un’elevata velocità espone la popolazione a potenti onde elettromagnetiche. Le autorizzazioni per le concessioni spettano al sindaco, Roberto D’Amico che, da sempre attento alla qualità della vita dei propri concittadini e alla salvaguardia dell’ambiente, rende noto che l’Amministrazione Comunale non rilascerà alcuna autorizzazione o concessione per l’installazione delle antenne necessarie alla sperimentazione.
“Non faremo da cavia e continueremo a proteggere la salute dei cittadini, la qualità della vita e dell’ambiente che, fortunatamente e incontaminato, ancora ci circonda. Il mio ruolo di primo cittadino mi impone prima di tutto la responsabilità di prendermi cura, ove possibile, dei miei concittadini pertanto volendo mantenere ora e preservare per chi verrà dopo di noi questi luoghi, non permetterò che il Comune di Morino prenda parte ad alcuna sperimentazione che possa danneggiarci. Come si può anche solo pensare che un Comune come quello di Morino, con una ricchezza ambientale come la Riserva Zompo lo Schioppo possa essere d’accordo e accettare volontariamente di deturpare l’ambiente e mettere a rischio la nostra salute, la purezza e la ricchezza che la natura ci ha offerto?”.
Abruzzo
SPERIMENTAZIONE 5G: 3 COMUNI MARSICANI TRA LE CAVIE (IGNARE). I RISCHI PER LA SALUTE

La notizia è che 120 piccoli comuni d’Italia (oltre ad alcune “smart cities”: Milano, Prato, L’Aquila, Matera e Bari, cui si aggiungono Roma e Torino, dove erano già state avviate altre prove tecniche) saranno i primi sperimentatori dell’esposizione della popolazione alle tre bande della tecnologia 5G, una rete wireless di nuova generazione (ribattezzata “l’internet delle cose“) che renderà possibile le connessioni mobili superveloci: antenne, modem che verranno implementati sugli smartphone, base station che sui tetti diffonderanno il segnale.
Non è fantascienza ma realtà. E non è solo un fatto di velocità di connessione ma un passo avanti della tecnologia applicata alle comunicazioni che potrebbe permettere di superare le prestazioni dell’attuale ADSL e favorire l’utilizzo di servizi di streaming (video in particolare) soppiantando le connessioni in fibra. Potremo così giocare online senza la necessità di disporre di macchine potenti, essere sempre connessi senza più passare continuamente da Wi-Fi a rete mobile, videosorvegliare, guidare droni o auto senza conducente, leggere i sensori dei cassonetti dell’immondizia per sapere quando svuotarli, telecomandare i robot senza bisogno di cavi, consentire ai medici di curare un paziente anche a distanza, indicare i prodotti scaduti presenti nei nostri frigoriferi, permettere ai nostri orti di richiedere di essere annaffiati e chissà che altro.
Tecnologia al servizio dell’uomo.
Ma senza rischi?
Il 5G viaggerà su frequenze altissime e mai usate finora, fino a 27,5 GHz (mentre con il 4G si arriva al massimo a 2,6 GHz): un’energia 11 volte superiore, ma che ha una “durata” di viaggio limitata. Queste onde vengono infatti facilmente assorbite dal terreno e sono “riflettenti”, non attraversano i palazzi. Per poter connettere tra loro fino a un milione di oggetti per chilometro quadrato, bisognerà installare migliaia di piccole antenne che rilanceranno il segnale proveniente da un’antenna base più grande.
L’esposizione umana alle onde elettromagnetiche aumenterà così in modo esponenziale e i rischi per la salute aumenteranno altrettanto esponenzialmente, favorendo la possibile alterazione del funzionamento delle cellule: la prestigiosa rivista scientifica Lancet ha presentato uno studio importante che dimostra gli effetti biologici e sulla salute causati dall’esposizione dell’uomo ai campi elettromagnetici con un aumento “statisticamente rilevante” del numero dei tumori, rarissimi schwannomi, al cervello e al cuore.
A queste conclusioni è arrivato anche l’Istituto Ramazzini di Bologna.
Più di 180 scienziati e medici provenienti da 37 paesi hanno da tempo diffuso un appello per avvertire dei potenziali gravi effetti del 5G sulla salute umana e richiesto una moratoria: fermiamo lo sviluppo del 5G finché gli scienziati indipendenti non potranno garantire che 5G e il livello totale di radiazioni causati da RF-EMF (5G insieme a 2G, 3G, 4G e WiFi) non siano dannosi ai cittadini dell’UE, in particolare a neonati, bambini e donne in gravidanza, nonché all’ambiente.
La preoccupazione tra i cittadini sta crescendo e la neonata “Alleanza nazionale STOP 5G” ha organizzato lo scorso 2 marzo a Vicovaro (Roma) il primo meeting nazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema e chiedere con forza una moratoria.
A fronte dei rischi, occorre registrare un’ulteriore situazione particolarmente sorprendente: molti dei 120 comuni selezionati a far da “cavie” non ne sanno nulla.
Se pensate che sia utile una vostra azione formale nei confronti di tutti i Sindaci dei comuni abruzzesi e marsicani compresi nell’elenco, è questo il momento di farlo.
Questo l’elenco dei comuni abruzzesi :
1 Gagliano Aterno L’Aquila
2 Civita d’Antino L’Aquila
3 Morino L’Aquila
4 Castiglione a Casauria Pescara
5 Brittoli Pescara
6 Canistro L’Aquila
7 Introdacqua L’Aquila
8 Barete L’Aquila
9 Tossicia Teramo
10 Montebello di Bertona Pescara
11 Fresagrandinaria Chieti
Attualità
Edilizia scolastica, a settembre taglio del nastro per 3 nuove scuole

Tre scuole nuove, belle ma soprattutto sicure, si preparano all’ingresso
Abruzzo
FINANZIAMENTO AL TERRORISMO IN ABRUZZO: PERQUISIZIONI IN CORSO SU SOGGETTI DI ORIGINE TUNISINA

Nell’ambito di una complessa indagine coordinata e diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo di L’Aquila, in data odierna sono state disposte ed eseguite numerose attività di perquisizione nei confronti di oltre 20 soggetti di origine tunisina, da anni stabilitisi in Italia, per l’accertamento di responsabilità in ordine alla commissione di vari reati con finalità di terrorismo. Le attività di perquisizione sono state delegate per l’esecuzione ai carabinieri del R.O.S. e ai finanzieri del G.I.C.O. di L’Aquila, che hanno anche curato congiuntamente le fasi investigative. Le attività di perquisizione, oltre che in Abruzzo, hanno interessato anche le città di Torino, Milano e la provincia di Ascoli Piceno. Le ipotesi di reato, per le quali la Direzione Distrettuale aquilana sta indagando, riguardano una serie di illeciti di natura tributaria, posta in essere per raccogliere ingenti disponibilità di denaro potenzialmente da destinare anche al finanziamento di attività riconducibile al movimento radicale islamico “Al-Nusra”. In particolare, tramite alcune società operanti nel settore della rifinitura edilizia e nel commercio di tappeti, formalmente intestate a soggetti di comodo ma di fatto gestite da un unico soggetto, capo indiscusso del gruppo, sono stati creati numerosi artifizi contabili per distrarre ingenti somme di denaro dalle società. Le illecite disponibilità finanziarie sarebbero state successivamente “riciclate”, mediante l’acquisto di beni immobili e l’investimento in altre attività imprenditoriali, nonché destinate al finanziamento di gruppi radicali di ispirazione islamica insediati all’estero. Le attività di polizia giudiziaria eseguite oggi sono state svolte con il supporto dei Comandi Provinciali Carabinieri e della Guardia di Finanza di Torino, Milano, Ascoli Piceno e Teramo e anche grazie all’azione di coordinamento assicurata dal Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri e dal Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza
Abruzzo
FESTA DEL PAPÀ : QUANDO LA LEGGE NEGA L’ESSERE PADRE

Ci sono padri straordinariamente felici di essere padri e di fare da padri. Perché è l’esperienza più bella della loro vita. Perché il figlio è, la loro vita. Perché crescere, educare, giocare, gioire col proprio cucciolo nutre il cuore, la mente, l’anima.
Ci sono madri (non tutte chiaramente) che negano ai padri questo diritto. Negandogli così di vivere.
Ci sono padri che passano notti e settimane insonni; che subiscono: alienazioni genitoriali, telefonate interrotte con il figlio, figli manipolati, menzogne inculcate nel figlio e parole infamanti; assistono ad: accordi violati, aggressioni al patrimonio; vivono improvvisi sospetti imprevisti del figlio. Padri che vivono il figlio come un ostaggio, vile merce di scambio, corpo contundente, strumento di vendetta; arma non convenzionale. Ci sono padri che non vivono più serenamente, che non lavorano più serenamente, che non gioiscono più, che non riescono più ad immaginare il proprio futuro. Ci sono padri che si impoveriscono, aggrediti patrimonialmente. Che finiscono a fare la coda dai padri gesuiti o dormono in auto. Che hanno sconvolgimenti esistenziali non più riparabili, destinati a restare come inchiostro d’odio su candida seta. Ci sono padri negati.
Uno dei maggiori drammi della società moderna, nella quale una coppia su due è destinata a separarsi, riguarda i padri che si “separano”, ai quali si oppongono le madri con “violenza” negando loro l’esercizio della condivisione genitoriale nella crescita del figlio. La letteratura spiega che in una “separazione” (in un matrimonio o in una convivenza more uxorio) le donne tendono spesso a usare il figlio come arma e i padri invece strumentalizzano il mantenimento.
Diventa dunque essenziale il ruolo del giudice e degli avvocati che assistono le parti.
Occorre infatti che la legge venga applicata con equilibrio, saggezza e responsabilità, dai giudici minorili e che gli avvocati che assistono i genitori in tale delicato conflitto siano innanzitutto competenti, esperti e responsabili. Ho invece conosciuto tanti cialtroni che danneggiano le parti e soprattutto l’interesse dei minori arrecando danni irreparabili. Tali incompetenti andrebbero sanzionati con la radiazione o l’espulsione.
Il Tribunale per i Minorenni (T.M.) esercita nello spirito della realizzazione del migliore interesse del minore e ha giurisdizione penale, civile e amministrativa. E’ organo specializzato della giustizia, composto da quattro giudici (due togati e due onorari). In Italia ci sono 29 tribunali minorili, con 782 magistrati, dei quali circa 600 sono onorari. La selezione dei giudici andrebbe fatta col massimo rigore possibile poiché gestiscono situazioni di straordinaria importanza.
La competenza in materia civile non è esclusiva (concorrente con il tribunale ordinario e e il giudice tutelare) ma di assoluto rilievo, decidendo anche in tal senso: interventi a tutela dei minori i cui genitori non adempiono in modo adeguato o affatto ai doveri verso i figli (art. 147 cod. civ.); può limitare l’esercizio della potestà genitoriale, attivando l’intervento dei servizi socio-sanitari (art. 333 cod. civ.); può allontanare il minore dalla casa familiare (artt. 330, 333 e 336 cod. civ.); può dichiarare i genitori decaduti dalla potestà sui figli (art. 330 cod. civ.); può dichiarare lo stato di adottabilità del minore; regola l’affidamento dei figli di genitori non sposati, che hanno cessato la convivenza e che sono in situazione di conflitto rispetto all’esercizio della potestà genitoriale (art. 317 bis cod. civ.).
Ricordiamoci dunque che dove c’è un padre negato, c’è sempre un bambino negato.
STORIA DELLA FESTA DEL PAPÀ
La Festa del papà è celebrata in tutto il mondo, anche se in date differenti, e la tradizione vuole che i figli festeggino i papà con regali e biglietti pieni di sentimento. La storia di questa festa è piuttosto recente e risale precisamente al 5 luglio del 1908, giorno in cui venne festeggiata per la prima volta nella città di Fairmont, in Virginia Occidentale, presso la chiesa metodista locale in commemorazione della morte di oltre 360 uomini, 250 dei quali padri di famiglia, nel disastro di Monongah, la più grave sciagura mineraria degli Stati Uniti.
Successivamente, per la precisione il 19 giugno del 1910 a Spokane nello Stato di Washington, la Signora Sonora Smart Dodd, all’oscuro della celebrazione avvenuta a Fairmont e ispirata da un sermone ascoltato in chiesa per la festa della mamma del 1909, organizzò la prima festa del papà così come la conosciamo oggi e fece in modo che la ricorrenza venisse ufficializzata. Ancora oggi infatti diversi Paesi seguono la tradizione statunitense e festeggiano i propri papà la terza domenica di giugno. Nei Paesi cattolici invece, proprio come l’Italia, questa festa viene legata al giorno di San Giuseppe e celebrata quindi il 19 marzo.
Abruzzo
CHIUSURA TRIBUNALI. IL VICE PRESIDENTE SANTANGELO AL SIT-IN DI VASTO: “SONO ALTRE LE SPESE CHE LO STATO DEVE TAGLIARE”

(ACRA) – L’Aquila, 18 marzo – Oggi il vicepresidente vicario del Consiglio regionale Roberto Santangelo ha partecipato al sit-in di protesta contro la chiusura del Tribunale di Vasto e più in generale anche dei tribunali di Lanciano, Avezzano e Sulmona così come previsto dalla riorganizzazione del Ministero di Giustizia. Nel corso della manifestazione il vicepresidente Roberto Santangelo ha dichiarato “che i funzionari del Ministero non possono attraverso mere statistiche decretare la chiusura dei tribunali che sono presidi di giustizia all’interno del comprensorio dove operano ma bisogna tener conto anche della conformazione dei territori e delle loro peculiarità. Sono altre le spese che lo Stato deve tagliare”. “La Regione Abruzzo sarà vicina ai cittadini in questa giusta battaglia – ha concluso Santangelo – e chiederemo al Ministero di riaprire il tavolo decisionale in quanto, come si evince dall’ultima proroga, la presenza dei tribunali è indispensabile per il terremoto, ma se i tribunali sono utili lo sono sempre”